I dati Auditel attestano il successo dell’ascolto televisivo che nel 2020 è cresciuto di circa l’11% rispetto all’anno precedente, con picchi durante il periodo di primo lockdown. Un aumento che trova un ulteriore riscontro nella crescita dei tempi medi di ascolto e nell’aumento dei contenuti video fruiti dalle diverse piattaforme digitali.
La radio - che rischiava di essere fortemente penalizzata da un ascolto molto legato agli spostamenti in macchina, ridotti dal lockdown - utilizzando tutte le possibilità di ascolto è riuscita a raggiungere il pubblico e a mantenere stabile il numero di ascoltatori nel giorno medio.
I dati sull’ascolto medio giornaliero nel secondo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 sono chiari: a fronte di un calo del numero di ascoltatori da autoradio, e di una sostanziale tenuta dell’apparecchio tradizionale, crescono tutti gli altri device, con una media che supera il +7%.
È la consacrazione della radiovisione che offre la possibilità di usufruire della stessa programmazione radiofonica su device diversi, in luoghi diversi, in momenti diversi:
- il 26,3% degli ascoltatori radio segue i programmi radiofonici in tv in formato video
- il 25,3% utilizza lo smartphone solo audio e il 23,3% segue la programmazione radio utilizzando anche il video
- il 13,7% ascolta la radio solo in audio dalla televisione
- l’11,6% segue la radio in streaming dal computer solo audio, e l’11,4% anche video
- l’8,5% ascolta la radio tramite uno smart speaker
- il 7,7% utilizza il tablet solo audio e il 5,9% anche video.
Oltre 41 milioni di italiani adulti seguono i programmi radiofonici, 27 milioni utilizzano anche altri device oltre all’apparecchio tradizionale e all’autoradio, 10 milioni seguono i programmi radiofonici solo su altri device, primo tra tutti lo schermo tv.
Nel 2020, per la prima volta, circa 5 milioni di italiani hanno sfruttato la possibilità di fruire in contemporanea dei contenuti/programmi della diretta radiofonica in formato audio o video da tutte le piattaforme disponibili.
Sono numeri che attestano come la radio sia riuscita a rigenerarsi nel tempo ibridandosi con gli altri media e sintonizzandosi sui nuovi gusti e comportamenti degli italiani, e insieme sia riuscita a interagire con fasce di pubblico trasversali per età, condizione sociale e economica.
Utenti della radio che seguono i programmi radiofonici in video, per classe d'età (val. %)
Qualità dei contenuti
L’89,1% degli italiani è convinto che la partita degli ascolti si vinca sul piano della qualità dei contenuti e dei programmi proposti e non su quello degli apparecchi che li ospitano, e l’86,9% pensa che la multicanalità non sia altro che la logica evoluzione dei cambiamenti intervenuti negli stili di vita e nelle modalità di consumo e di fruizione.
Il 71,8% degli italiani dichiara che ci sono dei contenuti radio che vuole poter seguire in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, a prescindere dal device (televisione, pc, smartphone, smart speaker ecc.)
L’ascoltatore segue i contenuti e spesso si costruisce un proprio personale palinsesto fatto di ibridazione tra canali, programmi o pezzi di programmi, in diretta, o on demand.
Social, App, Poadcast
Chi segue la radio si sente parte di una comunità. Il 63% di chi segue i programmi radiofonici ha attivato almeno una forma di interazione:
- il 23,4% dei radioascoltatori visita il sito delle emittenti di proprio gradimento
- il 20,3% segue i profili social di emittenti, conduttori, programmi
- il 18,9% ha scaricato una app che gli consente di seguire su smartphone i contenuti che preferisce.
Tra chi segue le dirette, il 20,1% invia messaggi, sms, whatsapp, email durante le trasmissioni e il 10,2% telefona durante i programmi.
Forte la componente on demand, rappresentata da quelli che scaricano i podcast (12,4%) e da coloro che seguono i programmi su YouTube (18,5%).
Il 77,8% segue la radiovisione da casa, il 19,1% al bar, al ristorante e in altri esercizi pubblici, il 16,5% approfitta di mezzi di trasporto pubblici e privati, il 14,4% in palestra, centro benessere o dal parrucchiere, il 10,2% al lavoro e il 10,0% all’interno dei grandi esercizi commerciali.
Il 28,9% degli italiani pensa invece che i contenuti/programmi radio non si prestino ad essere seguiti su device diversi dall’apparecchio tradizionale.
Fonte: La transizione verso la radiovisione - Rapporto finale (18 marzo 2021)