23 giu 2025 17:39 23 giugno 2025

Musica nei luoghi di lavoro: un valore, non solo un sottofondo

Nuove evidenze scientifiche confermano l’impatto della musica sull’efficienza. Un motivo in più per gestirla in modo corretto, anche dal punto di vista dei diritti.

Un recente studio dell’Ohio State University ha analizzato il ruolo della musica nei luoghi di lavoro, evidenziando un dato rilevante: la musica di sottofondo, se mal selezionata, può compromettere la sfera della concentrazione e della produttività. Il dato riguarda ogni tipo di ambiente professionale: dagli uffici ai negozi, passando per ristoranti, hotel, palestre.

In particolare, è emerso come l’esposizione ripetuta a brani molto familiari tenda a distrarre i lavoratori dalle attività quotidiane; al contrario, una selezione musicale più varia e meno prevedibile può contribuire a mantenere alta l’attenzione anche nelle attività di routine.

Non tutta la musica aiuta a lavorare meglio

Lo studio in due fasi, che ha coinvolto più di 200 partecipanti sottoposti a compiti cognitivi in presenza di diversi tipi di musica, svela che le canzoni troppo conosciute stimolano processi mentali automatici, che interferiscono con l’elaborazione di compiti complessi. Si tratta di un effetto rilevante per tutti quei contesti in cui la musica viene utilizzata come sottofondo: un’abitudine diffusa, ma non sempre neutra.

 

 

Diritti connessi: quando la musica è anche responsabilità

Oltre all’aspetto produttivo, c’è un secondo elemento da considerare: l’utilizzo della musica nei luoghi di lavoro implica obblighi precisi in termini di diritto. In Italia, infatti, la diffusione di musica registrata in spazi pubblici o aperti al pubblico richiede la copertura dei diritti connessi.

Si tratta del diritto di sfruttamento economico dell’opera registrata su supporto fisico o digitale (interpretazione eseguita dall’artista grazie all’investimento all’organizzazione imprenditoriale di un produttore) che spetta all’artista e al produttore discografico; di cui SCF è società di collecting leader del settore in Italia, rappresentando più del 90% del repertorio nazionale.

 

 

Gestire la musica in modo corretto: tre buone pratiche

In un mondo del lavoro sempre più attento al benessere delle persone e alla sostenibilità delle pratiche aziendali, la gestione della musica non può essere lasciata al caso: è un elemento identitario e ambientale, ma ha anche un valore economico e giuridico. Per tale motivo è bene affidarsi a queste buone pratiche:

  1. Evitare la ripetitività: rinnovare periodicamente le playlist aiuta a mantenere un buon livello di attenzione e comfort acustico.
  2. Scegliere con criterio: prediligere generi e stili adatti al contesto lavorativo, tenendo conto anche dell’effetto sulla clientela.
  3. Essere in regola: dotarsi della licenza SCF per la diffusione della musica registrata è un passo fondamentale per il rispetto dei diritti.

La musica è una risorsa: trattarla con responsabilità significa valorizzare chi la crea e chi la ascolta.

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